Image-to-Video-to-Poster

Esperienze visive A.I. per nuovi eventi culturali – RUFA WS

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È un modello di workshop pensato per riflettere e sperimentare su come l’Intelligenza Artificiale possa entrare nei processi progettuali senza sostituirli. Il punto non è imparare a generare immagini, ma capire come progettare mantenendo il controllo creativo, anche quando si utilizzano strumenti generativi.
Un progetto grafico solido nasce da metodo, intenzione e visione. L’AI può amplificare, suggerire, variare. Ma non ha direzione, né memoria del contesto. Il rischio più grande, quando si lavora con l’AI, non è l’errore tecnico: è la perdita di senso, l’illusione che qualcosa funzioni solo perché “assomiglia a qualcosa”.

L’uso dell’AI nel design visivo richiede un cambio di atteggiamento: non più autori di ogni singolo tratto, ma curatori di un processo più complesso, in cui scegliere, filtrare, scartare è diventato centrale. L’abilità non sta più nel fare tutto, ma nel riconoscere cosa vale la pena portare avanti e cosa no.

In un contesto come quello della comunicazione culturale, dove forma e contenuto si influenzano reciprocamente, questa consapevolezza è ancora più cruciale. L’AI può generare immagini suggestive o video dinamici, ma la forza di una campagna visiva nasce dalla coerenza, dalla relazione tra messaggio, tono e linguaggio visivo.
Per questo, in *Image-to-Video-to-Poster*, il lavoro parte sempre da un’indagine: tema, contesto, concept, direzione visiva. L’AI viene poi inserita come fase esplorativa, mai risolutiva. Le bozze prodotte diventano materia viva da interrogare, manipolare, comporre. Il designer non è spettatore del risultato, ma regista del processo.
Tipografia, ritmo, gerarchia, composizione: nessuna macchina può decidere davvero questi elementi. Sono frutto di sensibilità, di cultura visiva, di intenzione. Ed è in questo che si riconosce il valore progettuale.

L’AI non sostituisce il designer. Ma può metterlo alla prova. Lo sfida a essere più lucido, più selettivo, più strategico. A porsi domande migliori. A non accontentarsi della prima immagine riuscita. A cercare un senso più profondo dentro la forma.
Oggi i confini tra generato e progettato si fanno sempre più sfumati. Eppure resta fondamentale ribadire un principio essenziale: la tecnologia è uno strumento, non è progettazione. Può essere “creativa”, certo — ma solo nella misura in cui lo è chi la usa. E qui sta la differenza.
Essere creativi non basta per essere designer. La creatività può produrre immagini sorprendenti, ma il design richiede intenzionalità, metodo, funzione, responsabilità. Serve visione, ma anche rigore. Non basta generare estetica: occorre progettare senso. E in questo, l’AI può essere una compagna di lavoro potente. Ma solo se siamo noi a guidarla, con domande coraggiose, con idee forti, con un pensiero che sa dove andare.

Progetti WS – Rome University of Fine Arts RUFA
01_Life’s a trip (studenti: M. Espinosa, T. Orlando, M. Pietrolucci)
02_LumiBlend (studenti: L. Borri, M. Mencaglia, M.V. Sciommeri)
03_Fragstruction (studenti: V. Formiconi, G. Gianfelici, B. Piacente, V. Pinca)
04_Synesthetic Riot (studenti: V. Baldassari, E. Maiorino, A. Reale)
05_Texnovision (studenti: G. Ariceli, V. Napoleoni, E. Sgobba, A. J. Wach)

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